venerdì 24 aprile 2020

STEP #11 L'eredità del Coronavirus: responsabilità e digitalizzazione

Il post di oggi sarà su un tema di attualità.
Mi riferisco allo sviluppo che ha permesso la pandemia di Covid-19.
Ancora oggi non sappiamo precisamente da dove questo virus sia stato generato e forse mai lo sapremo ma la sua pericolosità ha permesso un'avanzata tecnologica e digitale, soprattutto per il nostro paese, che probabilmente senza virus sarebbe avvenuta nel giro di qualche anno.
Cellula Covid-19
http://www.salute.gov.it
È proprio sul fronte della digitalizzazione che si apre un'importante area di eredità culturale.
L'emergenza ha messo in evidenza la rete digitale che accompagna la configurazione sociale del XXI secolo.
Sono state valorizzate le pratiche digitali e ampliati i raggi di estensione istituzionale e amministrativo.

Smart Working
https://qds.it

Primo fra tutti gli sviluppi ritroviamo lo smart working ovvero " il lavoro a distanza" che è il primo immediato vantaggio che ha permesso a molti lavoratori di lavorare da casa senza la necessità di andare nel luogo di lavoro.
In particolare lo smart working propone l'autonomia nelle modalità di lavoro e propone sia il lavoratore stesso a gestire i propri orari senza alcuna postazione e orari fissi e che quindi aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro favorendo al contempo la crescita della propria azienda.





Di uguale importanza ritroviamo ancora gli sviluppi dei sistemi della didattica a distanza.


Didattica a distanza
https://www.orizzontescuola.it
Scuole, università, atenei nazionali ed internazionali si sono dovuti attrezzare in fretta e furia per far fronte all'emergenza coronavirus e non far perdere preziose ore di lezione agli studenti.
Il significato di "didattica a distanza" è facilmente intuibile.
Alunni e docenti interagiscono virtualmente tramite la creazione di aule web e attraverso la distribuzione di materiale scaricabile online.
Ha lo scopo fondamentale di non interrompere la formazione in situazione come quella che stiamo affrontando a seguito del decreto che invita tutti a restare a casa.
Il Miur ne ha anche dato una definizione:<< La didattica a distanza, in queste difficili settimane, ha avuto e ha due significati: da un lato, sta servendo a mantenere viva la comunità di classe, di scuola e il senso di appartenenza, combattendo il rischio di isolamento e di demotivazione. Dall'altro lato, è essenziale per non interrompere il percorso di apprendimento. >>

QR-code sviluppato in Cina
https://www.repubblica.it


Ma gli sviluppi fin qui citati non sono ancora tutto.
In Cina, Alibaba e Tencent hanno sviluppato un sistema di classificazione sanitaria, basato su QR code colorati, che segue quotidianamente milioni di persone.
Si è sviluppata un'applicazione per smartphone che assegna un codice Qr di tre colori - verde, giallo o rosso - sulla base degli spostamenti delle persone e delle loro condizioni di salute pregresse.
Solo le persone a cui è stato assegnato il codice verde possono muoversi sul suolo pubblico.



Sicuramente quindi il virus ha dato e ancora sta dando uno sviluppo nell'ambito della digitalizzazione di attività di diversi settori che forse saprà dare ancora innovazioni e nuove tecniche che potrebbero rientrare in futuro nelle nostre attività quotidiane.
Potrebbe aver rivoluzionato il lavoro con questo che permetterebbe a ciascun dipendente di poter gestire da solo il suo tempo senza troppe regole lavorative da rispettare o rendere più facili le interazioni a distanza tra studenti degli atenei che presentano alunni proveniente da tutte le parti del mondo o anche potrebbero facilitare conferenze lavorative per cui oggi per svolgerle dovremmo fare viaggi fin troppo lunghi.
I benefici quindi sono tanti per la società, sicuramente quando tale virus sarà scomparso non tutti continueranno con questi mezzi ma una percentuale sostanziale dello spostamento digitale rimarrà.
Non tutti continueranno a lavorare a distanza da casa o a sostituire le serate nei comuni pub o agli aperitivi con Netflix, tuttavia molti processi comuni si sposteranno sicuramente nello spazio digitale e e sempre più persone diventeranno ancor più dipendenti da Internet.


venerdì 17 aprile 2020

STEP #10 Nel Cinema

Riporto qui una scena relativa  e un trailer che riprendono l'azione del verbo "digitalizzare" da cui possiamo capire come oggi tutta la nostra conoscenza risiede in un semplice  schermo, tutte le informazioni sono conservate in una serie di 0 e 1 infiniti.
I diversi dispositivi conoscono la nostra immagine, i nostri movimenti e i nostri dati ma stanno persino arrivando ad avere emozioni e occhi(le fotocamere) tali da confondere la vita reale da quella virtuale.

La scena qui tratta è del film "Snowden" che ha per protagonista un tecnico informatico ex dipendente della Central Intelligence Agency(CIA) responsabile della rivelazione di informazioni segrete governative su programmi di intelligence, tra cui il programma di intercettazioni telefoniche.
                                                                                 "Snowden"-clip-LA SCOPERTA DELLA VERITÀ
                                                                                                      https://www.youtube.com

Il video qui proposto invece è il trailer del film "Lei".
"Lei" descrive un futuro prossimo, non troppo lontano, nel quale i computer hanno un ruolo di primissimo piano nella vita delle persone.
Tuttavia, l'uscita sul mercato di un nuovo sistema operativo provvisto di intelligenza artificiale, in grado perfino di apprendere ed elaborare emozioni, rivoluziona inaspettatamente il rapporto con la tecnologia.
                                                                                                     "Lei"- trailer 
                                                                                                    https://www.youtube.com

giovedì 16 aprile 2020

Il gioco dei cassetti

La rivoluzione digitale che viviamo oggi, forse è il tentativo di fuga dagli orrori del Novecento.
Una cesura netta con il passato che, però non è così semplice sostenere.
Strano secolo il Novecento.
Feroce, violento, tragico.
C'è chi dice che sia fatto di macerie. Nella prima metà la distruzione di due guerre mondiali; nella seconda culturali.
"The Game", Alessandro Baricco, Edizione 2018
https://www.einaudi.it
È proprio della rivoluzione digitale che si occupa Alessandro Baricco con il libro "The Game".
 intercettando moltissime delle riflessioni sulla cultura digitale.
Baricco non si limita però a fare lo storico. Commenta le conseguenze mentali che ne sono scaturite, le modifiche al nostro modo di essere umani.
Trent'anni di storia della tecnologia digitale che, partendo dai tecnici, ingegneri ha consegnato nelle mani delle persone strumenti che hanno aperto nuovi mondi.
Decide anche di adottare una prospettiva forte, inquadra il tutto in una storia lineare e coerente.
Un'interpretazione di tipo narrativo: ha delle cause, dei protagonisti, un metodo e uno scopo.

Riporto allora un passo del suo libro conosciuto come "Il gioco dei cassetti", dove chiaramente possiamo individuare il mondo d'oggi, come funziona il trasferimento della conoscenza, dei dati e delle informazioni.

"Qualsiasi cosa sia il Web, Berners-Lee lo inventò facendo tre mosse precise. La prima nasce da una domanda: se con Internet posso mettere in comunicazione tutti i computer del mondo, perché accontentarmi di così poco? Mi spiego.Immaginate il computer sulla scrivania del professor Berners-Lee e poi immaginatevi lo studio dove è messa quella scrivania. Bene. Adesso guardatevi intorno, vedrete certamente dei mobili, apriteli e concentratevi sui cassetti, molti cassetti, forse un centinaio di cassetti, tutti pieni di roba, progetti, idee, appunti, foto delle vacanze, lettere d'amore, ricette mediche, CD dei Beatles, annate dei fumetti Marvel, tessere del cineforum, vecchi estratti conto.E ora chiedetevi: perché non entrare direttamente in quei cassetti? Possibile che io possa solcare migliaia di chilometri(migliaia!) e poi, arrivato a due metri da quel cassetto(due metri!), non ci possa entrare perché mi fermo nel computer del professore? " [...]
[...]"Non è naturalmente costretto ad aprirmeli tutti, sceglie lui quali rendermi disponibili, ma quando li sceglie allora si applica a dar loro una struttura tale che io possa raggiungerli, e vederli, e girarci dentro e perfino portarmi via quello che mi interessa. Come fa? Duplica il contenuto di quei cassetti in tante rappresentazioni digitali che colloca in un posto che chiama, con sublime semplicità, posto: o per meglio dire sito. Un sito Web. Lo immagina come un albero che si allarga coi suoi rami nello spazio: ogni foglia è una pagina, una pagina Web. Di cosa è fatto quell'albero? Rappresentazioni digitali, cioè testi, immagini, suoni che, formattati in linguaggio digitale, vengono stoccati nel computer. Una volta li davanti a loro si apre l'immane rete stradale di Internet. È usando quella rete che i cassetti del professor Berners-Lee, duplicati in rappresentazioni digitali, si mettono in movimento: e raggiungono me. Il mio computer." [...]

Per lettura integrale del passo:

Sitografia:

sabato 11 aprile 2020

STEP #09 La digitalizzazione e l'arte

A Vernacular of File Formats, Rosa Menkman, 2010, Stedelijk Museum Amsterdam
https://www.artribune.com
L'opera qui riportata, è un esempio di Digital Art.
La digital Art o arte digitale, è un'opera o una pratica artistica che utilizza la tecnologia digitale come parte del processo di creazione o della sua presentazione.
In quest'opera, del gruppo di ritratti intitolati "Vernacular of File Formats", Rosa Menkman vuole trasmettere una rottura di un flusso di informazioni o di significato all'interno dei sistemi di comunicazione(digitale) che sfocia in un incidente o in un errore percepito.
Sono analizzati gli errori della tecnologia multimediale che emergono quando si convertono i formati dei file.
Si tratta di compressioni, glitch, artefatti e selezioni.

STEP #08 I Quipo Peruviani come prima digitalizzazione

Secondi gli storici, già ai tempi degli Inca si è utilizzato un sistema di numerazione per rappresentare e tramandare informazioni come oggi siamo soliti fare con i nostri aggeggi tecnologici.
In realtà da quando sono stati trovati in una versione più semplificata nell'insediamento di Caral a Supe, in Perù, abitata tra il 3000 a.C. ed il 2000 a.C. si è dovuto ipotizzare che siano stati inventati molto tempo prima del periodi Inca.
Il Quipo(in lingua quechua) è un insieme di cordicelle annodate distanziate in modo sistematico tra loro e legate a una corda più grossa corte che le sorregge.
Nel dialetto della lingua quechua, questa parola significa "nodo".
Si crede che i quipos, scoperti in antichi insediamenti in Perù, fossero utilizzati per calcoli astronomici, fondamentali per la cultura inca, per formule magiche ma anche per descivere sommariamente avvenimenti storici ed economici.
Alcuni dati, non sono numeri, ma sono quello che chiamano etichette di numeri.

Il sistema Inca per le informazioni in Quipo, o corde annodate
http://truefantasy.altervista.org

Essi erano ugualmente composti di cifre, ma il numero risultante sembra fosse usato come un codice, così come noi usiamo numeri per riferirci a individui, posti o altro.
Vista la mancanza di contesto per i singoli quipo, è difficile accertare cosa possa significare ogni codice trovato.
Anche altri aspetti dei quipo  comunicavano informazioni, come il colore del codice, la posizione relativa delle corde, lo spazio e la struttura delle corde e delle sottocorde.
Secondo gli studi più recenti, gli Inca avrebbero usato il sistema a nodi non solo per registrare numeri, quindi non solo come semplici pallottolieri, ma come rudimentale forma di scrittura, per ricordare gli eventi del loro grande impero.

Il quipos non registrava le parole con segni grafici, ma piuttosto  con un sistema di codice binario tridimensionale, simile al linguaggio dei moderni computer.
Quando scriviamo qualcosa al computer, secondo il codice ASCII, scriviamo sequenze di otto zero e uno.
Le informazioni Inca appaiono invece codificate in sequenze di sette bit.

Sitografia:

mercoledì 8 aprile 2020

STEP #07 La poesia e il digitale

In ambito poetico, la parola digitalizzare ha trovato diffusione a partire dagli anni '50 del Novecento in seguito ai primi dispositivi che presentavano le caratteristiche proprie della digitalizzazione.

Un primo esempio di componimento a riguardo è di Walter Olivetti, autore di una raccolta di circa 80 componimenti, intitolato "L'era digitale" dove esprime l'idea che l'utilizzo di cellulari ha cambiato profondamente il modo di comunicare e di conoscerci fornendo l'accesso a una finestra che non era alla nostra portata:

Se mi guardo intorno,
c'è qualcosa di diverso, 
non voglio sentenziare
ma qualcosa è andato perso,
lo chiamano sviluppo,
il cammino del progresso,
lontano da un passato
rimpianto da me stesso

Impulsi luminosi
a frequenza irregolare
polarizzano gli sguardi
incollati a un cellulare,
rapiti dallo schermo,
un potente talismano,
di un mondo artificiale
custodito in una mano

Fonte di emozioni
dall'istinto vincolante,
uno svago illimitato,
ambiguo e disarmante,
una spirale di messaggi
e un'inconscia dipendenza
da impulsi vorticosi
 in pressante deferenza

È il tangibile passaggio
di quest'era digitale,
un treno in folle corsa
di un fenomeno sociale,
l'allarmante predominio,
ipotetica soltanto,
di non vedere il volto
di chi ti siede accanto




La poesia, che può apparire legata a mondi antichi e a mezzi superati come la carta, si sta sviluppando con nuove strade diventando "video-poesia" con la nascita dei cosiddetti Poetuber, il poeta su Youtube.
L'iniziatore di tale attività è il poetuber Angelo Vitale che già nel 1993 aveva pubblicato una raccolta di poesie intitolate 'Presuntuosi magmi' ma che devo 20 anni ha voluto intraprendere questa strada delle video poesie permessa dai nuovi strumenti di digitalizzazione.
Presso il suo canale, ha già pubblicato 34 componimenti dove cerca di spiegare il senso di questa idea di poesia che va incontro alla gente attraverso la multimedialità.
https://www.askanews.it
https://www.youtube.com

lunedì 6 aprile 2020

STEP #06 Vita nel Cyberspazio

Il Neuromante di Gibson è considerato il manifesto di un nuovo genere letterario, il cyberpunk, dove viene descritto un futuro assai realistico di impianti genetici e tirannia delle multinazionali, tecnologia terrificante e umanità morbosa.
Qua tutto viene gestito nel "cyberspazio" così da definito nel testo:
"Cyberspazio: un'allucinazione vissuta consensualmente ogni giorno da miliardi di operatori legali, in ogni nazione[...] Una rappresentazione grafica di dati ricavati dai banchi di ogni computer del sistema umano. Impensabile complessità. Linee di luce allineate nel non spazio della mente, ammassi e costellazioni di dati. Come luci di una città, che si allontanano..."
Neuromante, William Gibson, Edizione 1986
Neuromante

In questo capolavoro di fantascienza ci ritroviamo dunque in un mondo di delinquenza e di elevata tecnologia, di droghe e computer.
In questo mondo si muove Case, un tempo il migliore a muoversi nel "cyberspazio", dove frugava nelle banche dati di ricchissime multinazionali per rubare le informazioni richieste dai suoi mandanti.
Dopo aver cercato però di ingannare alcuni di loro, il suo sistema nervoso viene danneggiato in modo da non poter più entrare nel "cyberspazio".
Gli viene così offerta una nuova possibilità e rimane a lui sfruttarla a dovere...

Troviamo così definito invece il potere economico-finanziario:
"Il potere nel mondo di Case, significava il potere delle grandi compagnie. Lo zaibatsu, le multinazionali che plasmavano il corso della storia umana, avevano le antiche barriere. Visti come organismi, avevano raggiunto una specie di immortalità. Non si poteva uccidere uno zaibatsu assassinando una dozzina di dirigenti che occupavano i posti-chiave; ce n'erano altri che aspettavano di salire la scala, di occupare i posti rimasti liberi[...]"
O ancora troviamo un altro passo interessante:
"Una volta che ebbero steso i cavi secondo uno schema complicato, in base alle istruzioni di Molly, vi appesero dei fogli lavorati di plastica gialla. Mentre lavoravano, Case divenne un po' per volta consapevole della musica che pulsava costantemente attraverso l'ammasso. La chiamavano due, un sensuale mosaico che mescolava ampie biblioteche di musica pop digitalizzato. Era un culto, gli spiegò Molly, e dava il senso della comunità."

Sitografia:
https://it.wikipedia.orgNeuromante
https://www.libraccio.it

STEP#25 Il passo finale

Siamo giunti alla fine di questo lungo viaggio... Lo scopo di questo blog era effettuare un approfondimento sotto diversi contesti riguardo...